Torino, 6 febbraio 2023
Buongiorno e buon inizio di settimana.
Oggi desidero far risuonare la parola di Gesù proclamata a Messa questa domenica: «Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13-16). Al capitolo 5 il Vangelo di Matteo racconta che c’è grande folla, Gesù sale su un monte, gli si avvicinano i discepoli, e Lui inizia a parlare e a insegnare. A chi stava parlando? Alla folla, cioè a tutti? O solo ai discepoli?
Una cosa è certa: ha parlato in pubblico. Non ha detto queste parole nel segreto di una stanza o all’orecchio di alcuni discepoli. Era su un monte, ben visibile, e parlava per chi voleva ascoltare. Parla anche a noi, se vogliamo ascoltarlo. L’umanità può essere suddivisa in tante categorie, a seconda del punto di vista: geografico, economico, politico… Si parla di oriente e occidente, di nord e sud del mondo, di ricchi e poveri… Di fronte alle parole di Gesù ci sono due categorie: quelli che ascoltano e quelli che non ascoltano, anzi meglio, quelli che vivono e quelli che non vivono. Gesù dice che per dirsi suoi discepoli non basta ascoltare, ma vivere ciò che Lui dice.
Mi è rimasta impressa una frase di Sant’Ignazio di Antiochia, Vescovo e Padre della Chiesa del primo secolo dopo Cristo (35-107): «È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo». La luce non ha bisogno di spiegare agli altri cos’è e cosa fa. La si vede, è evidente. E così anche il sale: lo si sente. Gli effetti, i frutti direbbe Gesù, parlano da sé.
Rivolgendosi ai discepoli e alla folla, rivolgendosi a ciascuno di noi, Gesù sta dicendo che noi siamo per gli altri, abbiamo una missione a servizio degli altri. Infatti la luce non illumina se stessa e neanche il sale dà sapore a se stesso. Ci sono per il illuminare il mondo e per dare sapore alla terra. La luce infatti serve affinché altri possano camminare sicuri, evitare i pericoli, percorrere la strada giusta. Il sale richiama l’immagine del sapore: in diverse lingue c’è questa affinità tra il sapore e la sapienza, ciò che è insipido è immagine di ciò che è insipiente, stolto.
Di immondizia e di inquinamento ne abbiamo già troppo. A ben vedere questa sporcizia la troviamo in alcune chat di whatsapp o sui social, dove a volte si scrivono cose di cui vergognarsi al solo pensiero e che probabilmente non avremmo mai avuto il coraggio di dire ad una persona guardandola negli occhi. Spero l’aria che respiriamo è fortemente inquinata dall’aggressività: basta un niente e sono offese, quando non aggressioni verbali e fisiche.
Hai contribuito a diffondere sporcizia? Puoi rimediare. È tempo di essere promotore di un mondo migliore: essere luce e sale nella gentilezza e nel rispetto, nella generosità e nell’onestà, nella fede e nell’interiorità. La nostra Terra, la nostra Italia, la nostra città, la nostra scuola, le nostre famiglie hanno bisogno di giovani e adulti “saporiti e luminosi”, capaci cioè di lasciare un segno positivo e costruttivo lì dove sono.
È molto saggio e vero il messaggio di Baden Powell agli esploratori: «Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato». Buona missione!
Don Claudio Belfiore
Direttore