A tutti i nostri allievi/e,
ai genitori
e ai docenti e formatori
Torino, 23 gennaio 2023
L’attenzione di questi giorni è tutta su don Bosco, una persona che oggi verrebbe definita multi-tasking e creativa: educatore, sacerdote, imprenditore, motivatore, fondatore, uomo di fede, comunicatore, mediatore politico, scrittore, sognatore, santo…
Desidero tuttavia spostare l’attenzione su quanti hanno collaborato con don Bosco e sono stati un valido aiuto nel realizzare i suoi sogni. Si contano tantissimi benefattori, ricchi e poveri, e tante persone che lo hanno fisicamente e materialmente aiutato. Tra tutti questi un posto speciale ce l’hanno i giovani: sono stati co-fondatori con don Bosco, sono stati la ragione della sua missione, ma anche coloro che ne hanno consentito la realizzazione.
Nella lettera precedente ho scritto di giovani che salvano giovani. Un fatto emblematico? Il 18 dicembre 1859 è il giorno in cui viene fondata la Congregazione Salesiana. Il gruppo che si raduna per dare inizio a questa avventura ancora viva è composto da 18 persone, don Bosco compreso. Quel seme ha portato grandi frutti: oggi ci sono 32 gruppi della Famiglia Salesiana, con oltre 400 mila persone che si ispirano al santo torinese, e sono sparse in tutto il mondo con una presenza in più di 134 Nazioni.
Questo gruppo favoloso era composto da 5 giovani sotto i 20 anni (Francesco Cerruti 15 anni, Luigi Chiapale 16 anni, Antonio Rovetto 17 anni, Celestino Durando 19 anni, Giovanni Anfossi 19 anni); undici sotto i 25 anni (tra cui Giovanni Cagliero 21 anni e Michele Rua 22 anni); e infine don Bosco (44 anni) e don Vittorio Alasonatti (47 anni). C’è una netta maggioranza di giovani. A tutti gli effetti sono considerati i “padri fondatori” del Movimento Salesiano, sono coloro che hanno avviato il vasto movimento di persone per la salvezza dei giovani.
Così si legge nel verbale che documenta l’inizio della Congregazione Salesiana (il linguaggio è dell’ottocento): «Eravamo radunati tutti allo scopo ed in uno spirito di promuovere e conservare lo spirito di vera carità che richiedesi nell’opera degli Oratori per la gioventù abbandonata e pericolante, la quale in questi calamitosi tempi viene in mille maniere sedotta a danno della società e precipitata nell’empietà di irreligione».
Vi invito a guardare con meraviglia a quanto il Signore ha fatto grazie alla disponibilità di don Bosco e dei suoi giovani. Lui, ragazzo di campagna, orfano di padre, povero di mezzi e di risorse, ha raggiunto i confini del mondo e ha varcato i secoli con il suo spirito e i suoi insegnamenti. E come lui, quei primi giovani, poveri e pericolanti, ma fondatori. Un vero miracolo!
Per fare cose grandi Dio non ha bisogno delle nostre ricchezze, gli basta la nostra disponibilità. Il resto lo mette Dio stesso.
Don Claudio Belfiore
Direttore