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Torino, 20 dicembre 2021

Giovedì pomeriggio ero a Roma. Un viaggio veloce per partecipare al Concerto di Natale promosso dai Salesiani, con rientro in giornata. Mi sono preso il tempo per una breve visita.

Tra i luoghi che mi sono molto cari, a cui sono affezionato per bellezza e per devozione, c’è la Basilica di Santa Maria Maggiore. Si trova sull’Esquilino, uno dei sette colli dell’antica Roma, a 5 minuti a piedi da Stazione Termini.

Tutte le volte che entro rimango affascinato dai mosaici che arricchiscono le pareti della navata centrale e dell’arco trionfale. Anche il pavimento è speciale, anch’esso a mosaico, realizzato dai maestri marmorari Cosma e per questo conosciuto come pavimento cosmatesco.

Quando sono entrato nella Basilica di Santa Maria Maggiore erano le 14: vuota e silenziosa, perfetta un momento di meditazione. Ho percorso lentamente tutta la navata centrale fino ad arrivare davanti all’altare maggiore e sono sceso nella cripta sottostante. Forse non tutti sanno che in questa Basilica è conservata una reliquia, comunemente denominata “Sacra Culla”. Incastonati in un urna ovale di cristallo e argento sono custoditi alcuni pezzi di legno, che la tradizione considera provenienti dalla mangiatoia dove Gesù fu accomodato dopo la sua nascita. Mi sono fermato a contemplare il mistero di questa reliquia.

L’urna è solenne, luccicante e avvolgente. Quasi non si notano i pezzi di legno. La cura artistica e la volontà di evidenziare il valore delle reliquie rischiano quasi di nascondere la ragione di tutta questa ricchezza di ornamenti: quei poveri e ordinari pezzi di legno, che sono stati a contatto diretto con Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo.

Sono passati più di 2 mila anni, e quei legni testimoniano la nascita di Gesù: è veramente accaduta, è un fatto storico, reale e concreto. E raccontano la povertà e la situazione precaria vissuti da Maria e Giuseppe, che non trovando alcun posto dove alloggiare si sono rifugiati in una stalla, umile posto al coperto per difendersi dal freddo e per accogliere la vita nascente del Creatore.

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

E vieni in una grotta al freddo e al gelo.

O Bambino mio divino,

io ti vedo qui a tremar.

O Dio beato!

Ah, quanto ti costò l’avermi amato!

Don Claudio Belfiore

Direttore