A tutti i nostri allievi/e,

alle loro famiglie

ai docenti e formatori

Torino, 2 novembre 2022

Beati voi!

Oggi è il 2 novembre e ricordiamo e preghiamo per i nostri cari defunti: parenti, amici, conoscenti, ma anche quanti sono morti a causa delle guerre, dell’indifferenza o dell’egoismo. Oggi ricordiamo con riconoscenza quanti ci hanno fatto del bene e proviamo un certo dolore, perché non sono più fisicamente accanto a noi. Ma ricorda: per loro Gesù ha preparato un posto in Paradiso, perché Dio Padre vuole che tutti gli uomini e le donne siano salvi.

Ti faccio notare che la commemorazione dei defunti viene dopo la solennità di tutti i Santi e le Sante di Dio, giorno in cui risuona bella e forte la parola di Gesù: «Beati voi!». Dio vuole che tutti gli uomini e le donne siano felici. Attenzione agli inganni e alle semplificazioni, che sono una vera e propria contraffazione. Essere felice non vuol dire non c’è nessuna difficoltà e tutto va come voglio io, che sono ricco sfondato, che posso fare tutto ciò che voglio e soddisfare ogni mio desiderio, che la mia vita è un successo e sono famoso… Perché se credi che la felicità sia legata anche solo ad una di queste situazioni, non sarai mai felice. Anzi, sarai sempre molto infelice e scontento. Forse è per questo che tante persone, che non sono povere, stanno bene e hanno molti confort, alla fine sperimentano di essere molto tristi e insoddisfatte.

Dire cosa sia la felicità non è facile, perché le ricette non funzionano, sono banali. Prendo spunto da un post sui social, che ho presentato due anni fa, al tempo del secondo lockdown. È un aiuto a pensare, ma anche un invito a pregarci su: la felicità vera è un modo di essere profondo e costante, capace di reggere l’urto degli imprevisti e delle difficoltà. Non si lascia travolgere dalle onde della vita, ma le cavalca e le valorizza, come un surfista. Ascolta. Pensa. Prega.

A volte ci avanza un pezzo di pane, dopo aver fatto colazione, e il giorno dopo diciamo: «Questo pane è duro». E spesso è proprio così. Il pane non è duro, duro è non avere pane. Che significa questo? Che il lavoro che fai non è duro: duro è non avere un lavoro. Che avere la macchina rotta non è duro. Duro è non avere una macchina. Ed avere la macchina rotta e dover andare a prendere l’autobus a piedi è duro? No: non è duro. Duro è non aver gambe: duro è non poter camminare.

Oggi è un buon giorno per ringraziare Dio per la vita, per tutto ciò che abbiamo e per non lasciare che la nostra felicità dipenda da qualcosa o qualcuno. La nostra felicità dipende solo da noi e da quante volte alziamo gli occhi al cielo per ringraziare il Signore. La vita non è perfetta, però è meravigliosa, quando la viviamo in Cristo. Caro Dio, non importa ciò che sto passando in questo momento della mia vita, ti ringrazio del privilegio di essere vivo oggi.

Siate felici! Siate santi! Questa è la nostra vocazione. Questo è il desiderio di Dio.

Don Claudio Belfiore

Direttore