A tutti i nostri allievi/e,
alle loro famiglie
ai docenti e formatori
Torino, 14 febbraio 2022
Buongiorno, carissimi studenti, genitori, docenti e formatori.
Il tema di oggi è la sofferenza. Mentre scrivo questa terribile parola immagino il tuo volto, la tua reazione: disapprovazione, fastidio, dolore, rifiuto… Non è certo un tema piacevole. Ne parlo perché desidero far sentire a chi soffre la mia vicinanza e la vicinanza del Signore. Non si può e non si deve rimanere soli nella sofferenza. Prego, anzi preghiamo per ciascuno di loro.
Nei giorni scorsi sono venuto a conoscenza di tante situazioni di sofferenza, dovute a malattia, a morti improvvise, a fatiche relazionali e personali. E ho il timore che ce ne siano anche altre di cui non so: sicuramente ognuno di voi ha in mente qualcuno. Inoltre, chi di noi non ha mai sofferto? Provate a fare mente locale. Provate a pensare a una delle ultime volte in cui avete sentito forte il peso e la fatica della sofferenza. Mentre ci pensate, per favore non fatevi prendere dallo sconforto. Ripetete con me nel vostro cuore e nella vostra mente: «Signore, stammi vicino. Dammi la forza di resistere. Dammi il coraggio di non lasciarmi andare».
Personalmente quando mi sono trovato in queste situazioni ho sperimentato la bellezza del non sentirmi solo. Nel momento della sofferenza nessuno deve sentirsi abbandonato. A volte il rischio è quello di rinchiudersi a riccio, per non dare fastidio, per non essere noioso e di peso. Così facendo spesso si diventa spinosi e appuntiti verso chi si avvicina, e ci si trova soli e indifesi. Nella sofferenza abbiamo bisogno della vicinanza: di Dio, degli amici, delle persone care, di chi ci sta intorno.
Per favore: non fare la gara a chi ha sofferto di più, quasi a voler affermare che tu hai più diritto di altri alle attenzioni. Non si vince nulla, anzi rende la sofferenza ancora più pesante e non attira la simpatia e l’affetto delle persone. L’aver vissuto situazioni e periodi di sofferenza deve renderti più attento a chi ora sta soffrendo. Così come a te faceva piacere sentire la vicinanza delle persone, percepire le loro attenzioni e poter contare su di loro, così è bello che tu ti comporti in questo modo con chi soffre. E se in qualche occasione hai ricevuto del male, per favore semina il bene e la tenerezza, come dice Papa Francesco.
A te che soffri, a te che stai condividendo la sofferenza di un amico, di un’amica, lascio questa dolce parola di Gesù: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (Mt 5,4). Cosa c’è di beato, cioè di felice, nel pianto e nella sofferenza? Certamente né il pianto né la sofferenza. La felicità si sperimenta nella consolazione, cioè nel ricevere conforto, nell’esserci di qualcuno che alleggerisce il dolore, che lo condivide e lo porta con te. Questo fa Gesù. Questo vogliamo fare noi. Preghiamo per tutti coloro che sono nella sofferenza. Ave Maria.
Don Claudio Belfiore
Direttore