A tutti i nostri allievi/e,

alle loro famiglie

ai docenti e formatori

Torino, 12 dicembre 2022

Sarà normale che ciò avvenga. Tuttavia a me ha lasciato dell’amaro in bocca. Mi sono messo nei panni del bambino.

Come amico di amici della famiglia invitante sono andato ad una festa per la nascita di un bimbo (mi sono imbucato, si diceva una volta). Non che ci volesse molto: era una festa pubblicizzata, se ne parlava da settimane. Comunque ci sono andato: c’erano persone che conoscevo, la festa era aperta, io avrei fatto la mia bella figura (sapevo che un prete non avrebbe dato fastidio).

Entrando mi sono subito accorto della cura e dell’abbondanza dei preparativi: una meraviglia di luci, di colori e di musiche appropriate, con ghirlande e stelle appese, tovaglioli rossi e dorati e ogni ben di Dio sulle tavole (mi permetto di usare questa espressione, perché mi è venuto spontaneo dire grazie a Dio per tanta bontà). E poi tante belle persone (anche queste opera di Dio, ma non da mangiare), persone di tutte le età, ben vestite, sorridenti, tirate a festa.

Nella libertà riconquistata e tanto desiderata, fin dall’ingresso alla festa è stato un continuo scambio di baci, abbracci e strette di mano, mentre nella sala l’assembramento di triste memoria stava diventando sempre più denso. Ma non è questo che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Immagino che qualcuno lo stesse già pensando: ora ci fa la predica sulla prudenza e sull’attenzione. Non questa volta. Qualcosa di più grave ho notato.

Dopo aver praticamente girato la sala salutando gli amici e i conoscenti presenti tra i convenuti, non prima di aver saluto i genitori del bimbo, ovviamente senza mai perdere di vista e attingendo qua e là al ben di Dio di cui ho scritto sopra, a un certo punto ho avuto come un blocco, un vuoto, un senso di smarrimento. Mi sono chiesto: perché sono venuto a questa festa? Piano con le conclusioni: so per certo che non è stato un attacco né di alzheimer né di demenza senile. Mi spiego, più precisamente la domanda che mi sono fatto è stata: per chi è questa festa? E lì mi sono accorto di essermi comportato in modo terribilmente sbagliato: avevo salutato tutti, goduto del cibo e dell’ambiente, avevo distribuito sorrisi, baci e abbracci, ma non avevo incontrato il bambino. Il bambino era il motivo della festa.

E mi sono messo nei panni del bambino, lì nella sua culla, in un angolo, mentre tutti gli invitati attorno si muovono, e lui a sorridere e ad agitare le sue gambette, desiderando che qualcuno passi da lui. Mi sono messo nei panni di quel bambino, di tutti i bambini. E anche di Gesù Bambino. Anche il Natale corre lo stesso pericolo: addobbi e luci nei negozi, per le strade, nelle case; saluti, baci e abbracci, feste, cene, regali; sottofondi musicali tradizionali e moderni… E poi ci si dimentica di chi è la festa: nasce per noi il Bambino Gesù, il Figlio di Dio. Ed è li che sgambetta e ti aspetta. Non andare via con l’amaro in bocca. Preparati ad incontrarlo.

Don Claudio Belfiore

Direttore