GENNAIO 2024

                                                               Lettera del Direttore ai genitori

Torino, 2 gennaio 2024

Cari Genitori

                       Buon Anno a tutti voi!

Tra qualche giorno i vostri figli torneranno a scuola e affronteranno la pagella di fine quadrimestre, eventuali corsi di recupero, … insomma la quotidianità della Scuola che affronta la sua seconda e decisiva parte.

Nella tradizione salesiana il mese di gennaio è dedicato a don Bosco in quanto il 31 gennaio è il giorno della sua festa. Noi lo festeggeremo con la Scuola Superiore venerdì 26.

Quest’anno inoltre, in tutto il mondo salesiano, ricorre il duecentesimo anniversario del “Sogno dei nove anni”, un sogno che Giovannino Bosco fece da ragazzo nella sua casa ai Becchi, la frazione di Castelnuovo nella quale viveva con la mamma, la nonna e i suoi due fratelli (il papà era morto quando lui aveva due anni!). E’ un sogno decisivo nella vita di don Bosco e lui stesso lo racconterà più volte e lo metterà per iscritto nel suo libro autobiografico, “Le Memorie dell’Oratorio”.

Vorrei in questa lettera riportarvi il testo con le stesse sue parole.

“All’età di nove anni circa ho fatto un sogno che mi rimase profondamente impresso per tutta la vita. Nel sonno mi parve di essere vicino a casa, in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. All’udire quelle bestemmie mi sono subito slanciato in mezzo di loro, adoperando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve un Uomo venerando, in età virile, nobilmente vestito. Un manto bianco gli copriva tutta la persona; ma la sua faccia era così luminosa, che io non poteva rimirarla. Egli mi chiamò per nome, e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli, aggiungendo queste parole: 

– Non colle percosse, ma colta mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a far loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù. 

Confuso e spaventato soggiunsi che io era un povero ed ignorante fanciullo, incapace di parlare di religione a quei giovanetti. In quel momento quei ragazzi cessando dalle risse, dagli schiamazzi e dalle bestemmie, si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere che mi dicessi: 

– Chi siete voi, soggiunsi, che mi comandate cosa impossibile?  

– Appunto perché tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili con l’obbedienza e con l’acquisto della scienza.  

– Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?  

– Io ti darò la Maestra, sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza.  

– Ma chi siete voi che parlate in questo modo?  

– Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammaestrò di salutare tre volte al giorno.  

– Mia madre mi dice di non associarmi con quelli che non conosco, senza suo permesso; perciò ditemi il vostro nome.  

– Il mio nome domandalo a mia madre. 

In quel momento vidi accanto a lui una Donna di maestoso aspetto, vestita di un manto che risplendeva da tutte parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi ognor più confuso nelle mie domande e risposte, mi accennò di avvicinarmi a Lei, che presomi con bontà per mano:
– Guarda! – mi disse. 

Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti fuggiti, ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, di orsi e di parecchi altri animali. 

– Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare, continuò a dire quella Signora. Renditi umile, forte, robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo pei figli miei.  

Volsi allora lo sguardo, ed ecco, invece di animali feroci, apparvero altrettanti mansueti agnelli, che tutti saltellando correvano attorno belando, come per far festa a quell’Uomo e a quella Signora.  A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai quella Donna a voler parlare in modo da capire, perciocchè io non sapeva quale cosa si volesse significare. Allora Ella mi pose la mano sul capo dicendomi:
– A suo tempo tutto comprenderai. 

Ciò detto, un rumore mi svegliò, ed ogni cosa disparve. Io rimasi sbalordito. Sembravami di avere le mani che facessero male pei pugni che aveva dato, che la faccia mi dolesse per gli schiaffi ricevuti da que’ monelli; di poi quel Personaggio, quella Donna, le cose dette e quelle udite mi occuparono talmente la mente, che per quella notte non mi fu più possibile prendere sonno”.

E così fu… moltissimi anni dopo il 14 maggio 1887 fu consacrata la terza chiesa costruita da don Bosco, la Basilica del Sacro Cuore a Roma, che si trova di fronte alla stazione Termini. Il giorno successivo don Bosco celebra la sua prima e unica messa all’altare di Maria Ausiliatrice. Aveva appena iniziato, quando don Viglietti, il suo segretario che lo assisteva, lo vide scoppiare a piangere. Un pianto lungo, irrefrenabile, che accompagnò quasi tutta la Messa (lo videro interrompersi per 14 volte!). Alla fine, dovettero quasi portarlo in sacrestia. A don Viglietti che gli chiese se si sentisse male, don Bosco rispose che aveva dinanzi agli occhi, viva, la scena del primo sogno a nove anni e le ultime parole che la Madonna gli aveva detto: “A suo tempo tutto comprenderai”. Ora guardando indietro nella vita, gli pareva di comprendere proprio tutto. Valeva la pena fare tanti sacrifici, tanto lavoro, per la salvezza di tanti giovani.

Se siamo qui è perché quel bambino, guidato da Dio, ha creduto nei sogni e la sua opera si è estesa in 135 nazioni nel mondo. Veramente “tutto è possibile per chi crede” (Mc 9,23).

Buon mese di Gennaio

Don Enrico

Grazie di cuore per la solidarietà e la beneficenza natalizia: per il “Progetto Pakistan” abbiamo raccolto 6000 euro! Grazie!